"Cambio Vita " di Simone Perinelli Rec. di V. Sanfilippo



SILENZIOSE CLOWNERIE DI UNO STRALUNATO ("CAMBIO VITA" DI E CON S.PERINELLI)
Scritto da Vincenzo Sanfilippo

Teatro Lo spettatore accorto

SILENZIOSE CLOWNERIE DI UNO STRALUNATO

“Cambio vita” di e con Simone Perinelli. Regia di Teresa Cordaro Aiuto regia: Daniele Fabbri.Teatro Tordinona. Festival della drammaturgia italiana IX edizione .

Ci siamo chiesti, visionando il programma di sala di “Schegge d’autore”, come mai, accanto agli atti unici e ai “corti”, siano apprezzati, qust’anno più di prima, anche i monologhi che pur basati sulla performance dell’attore, mantengono, anzi evidenziano, la tessitura drammaturgica del testo. Non credo che la scelta debba scaturire da esigenze economiche-organizzative; piuttosto il fenomeno (di testi anche a più personaggi re.imbastiti con la scrittura scenica del monologo) è da ricercare nella grande drammaturgia europea contemporanea: che sovente è drammaturgia del monologo (da Beckett a Thomas Bernhard, da Ionesco a Pinter) ovvero della scrittura drammaturgica che “valorizza” allo stesso livello i personaggi del testo, i quali di volta in volta e come “voci soliste-solitarie” si impadroniscono dello spazio- e della recettività della platea. Per l’appunto, vogliamo menzionale, oggi, la prestazione attorale di Simone Perinelli col suo corto “Cambio Vita” di cui cercheremo di sintetizzare le valenze.

La dissertazione su la religione cristiana e religioni “altre” è lo spunto da cui Perinelli costruisce il suo proposito di vita. Come dire? Cambio religione per praticare il Buddismo. In una lettera indirizzata al Dalai Lama, spiegherà il motivo della sua scelta: potersi reincarnare. Ma il dubbio presto si cela: in che cosa? Potrebbe reincarnarsi in un essere di condizioni inferiori, come un lombrico, una farfalla? Umorismo gaio ma crudele, perché non bada (ignorando Giordano Bruno?) all’infinita varietà di esistenze ed emanazioni del metafisico rispetto all'immanente. L’argomento non risulta affatto ozioso, ma apre una sottile comicità attraverso il valore traslativo della mimica e della parola, di cui il nostro autore è maestro. La sua costruzione del personaggio attinge alla re-inventata semantica espressiva del cinema muto, di cui Perinelli ripropone silenziose clownerie sul genere dello stralunamento e dello stralunato (che ha inizio con Buster Keaton) . In cui la vis comica si fa sciocchezzaio linguistico ammorbato di telefonate e di sms con le diverse divinità.

Dunque una scrittura costruita sull’eccentricità del paradosso che descrive non un Dio assente, ma un “gestore” della vita che ha un suo, oggettivo "codice spirituale" con cui promuovere comportamenti e scelte dei suoi utenti. Gestore oculato che per non perdere il suo “cliente” ( la sua pecorella che sta per smarrirsi) offre ad egli una migliore qualità della vita terrena, arrivando ad persino ad “una vita più lunga”. Nella conduzione dell’esilarante spettacolo il linguaggio dei segni come pura gestualità di ammiccamenti o stupori psicologici, ri-plasma soprattutto la parola, la cui pronuncia a volte sillabica viene rimescolata in nuovi stratificazioni di senso, grazie alla comunicativa mimica facciale, propria di un “reincarnato” gag-man che formalizza una nuova comicità, ispirandosi al remake della tradizione, ampliandone e rivalutandone le valenze espressive. Non a caso Perinelli è socio fondatore della compagnia teatrale Art in Progress, e ha vinto diversi premi di comicità.
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