"Dante, Imaginary conversation " di Luisa Sanfilippo Rec. di R. Aufiero



Scritto da Raffaele Aufiero

Teatro Lo spettatore accorto

OLTRE L’ANALOGIA, UNA FIABA ALLEGORICA

“Dante, Imaginary Conversation”.

Testo e interpretazione di Luisa Sanfilippo.

Regia di Vincenzo e Luisa Sanfilippo.

Progetto scenografico di Vincenzo Sanfilippo.

Teatro Tordinona, Festival della Drammaturgia Italiana.

Premio speciale della Giuria migliore allestimento.

Il percorso artistico di Luisa Sanfilippo è venuto maturandosi e affinandosi negli ultimi anni, specialmente da “Fluviale fluttuante”, su due versanti principali, le sponde entro le quali scorre la magia del teatro e la passione della scena, entrambe da lei coltivate con sorvegliata riservatezza lontana da pregiudizi e da trionfalismi gratuiti: una è la straordinaria versatilità della sua presenza in palcoscenico che la vede alternativamente autrice e interprete (impegno quest’ultimo spesso coniugato al plurale) e l’altra, la quasi maniacale attitudine a fare della scrittura teatrale un corpo scenico, una sostanza narrativa che vive oltre la parola e la riscatta dalla sua accezione di sonorità “servile”, impiegata per comunicare, cioè trasferire significati dall’oggetto al soggetto. L’avevamo già applaudita a Schegge d’autore in “Dora Maar” l’anno scorso, un testo colto e coinvolgente, l’abbiamo rivista e ascoltata quest’anno in “Dante, Imaginary conversations”.

Una fiaba allegorica, rivelatrice e misteriosa, grottesca e ironica. Un dialogo immaginario, un incontro metafisico con il Sommo Poeta (di cui, pur solo evocato, si avverte la pregnante presenza), in cui la parola diventa significante, protagonista occulto, convitato di pietra che determina e conduce l’azione scenica intorno alla quale prendono corpo e forma, assumendo piena legittimazione, i personaggi. Una donna, durante una delle sue escursioni marittime, immagina strane e bizzarre presenze femminili che dovrebbero sostenere l’esule Poeta, deluso ancora una volta nelle sue aspettative, in transito sul mare, di ritorno da un viaggio che sembrava pieno di aspettative, ma che lo lascia ancora una volta disilluso, amareggiato per il suo irrevocabile esilio e tutto raccolto su se stesso, come per una meditazione interna. La versatilità attorale della Sanfilippo si manifesta e si concretizza appieno nelle figure della Commentatrice, dell’Angelo-Guida e della Veggente con un insolito alternarsi di compiaciuti virtuosismi- di alta scuola recitativa- che combinano il dramma, la farsa e la commedia in un singolare prospettiva di aiuto alla definizione dell’immagine assente.

Ovvero queste protagoniste “reali” spingono la loro fisicità e la loro colloquialità verso il limite analogico, il confine che separa il detto dal simbolo, per far emergere, sempre ben delineato nei suoi contorni umani e potente nella memoria della sua poesia, il sommo Dante. Il risultato in termini di prova artistica “a tutto tondo” è stato veramente eccellente, come ha sottolineato anche il pubblico, ormai, scaltrito, meno abbacinato dagli effetti televisivi della scena e più propenso a cogliere il valore della parola scritta e detta sulla scena come prerogativa del vero teatro. E il merito di una prova così persuasiva, devo ribadire, deve essere esteso all’impianto scenografico di Vincenzo Sanfilippo, (premio speciale della giuria in quest’edizione di “Schegge”) non mero supporto o fondale per calamitare l’attenzione visiva, ma necessario, indispensabile volano dell’azione scenica.
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