Stracci la ballata dei nuovi Poveri



di Raffaele Aufiero - Teatro Agorà - Roma  Aprile 2004






STRACCI. LA BALLATA DEI NUOVI POVERI di Renato Capitani
Non sempre la prerogativa di mostrarsi ottimisti e quindi di scrivere una commedia dal vago sentore di una favola per i nostri tempi con risvolti rassicuranti muove da ipocrisie perbenistiche o da buonismi male assimilati.
Possiamo dire che l’intento di Renato Capitani, non certo alla prima prova con un musical (anche si di musical si può parlare in accezione molto lata, trattandosi per lo più di una commedia con musiche, canzoni e balletti) sia stato proprio quello di incidere con discernimento di intellettuale critico innanzi tutto nella disarmante consapevolezza (con conseguente relativa denuncia) dei meccanismi sociali che creano i reietti, i reprobi, gli esclusi, i diversi e perché no, i poeti: assimilare quest’ultima figura a quelle più corrive di meretrici, accattoni, sbandati non è una trovata ma un ripiego brechtinao sulla valutazione dell’impatto che un pensiero puro può avere sulla coscienza collettiva, sulla cattiva coscienza collettiva. E la morte del poeta, non in chiusura della commedia, ma all’apice del suo dispiegarsi all’interno dei valori addotti ma mai spacciati con finto zelo o con maniacale caparbietà dimostra proprio come tale figura tenta di essere, e in fondo lo è, il reagente civile in una comunità, per usare un eufemismo, distratta o, per parlare fuori dai denti, ipocrita.
La storia del ricco e seducente proprietario che si ravvede non solo di errori commessi per corrispondere ad una spocchia che deriva dall’uso improprio della ricchezza e dallo smodato rinfacciare ad altri il benessere raggiunto, ma anche della errata valutazione esistenziale data alla sua vita è esemplare e lineare, teorematica quasi: come già scritta prima della commedia in un taccuino di riflessioni che l’autore custodisce gelosamente dietro le quinte e che non esibisce mai per pudore e per riservatezza.
La valenza drammaturgia ed emotiva di questo spettacolo è dunque da ricercare nell’allestimento, nella messa in scena, nella magistrale combinazione di parole recitate, di parole cantante, di parole sospirate, dalle sottolineature musicali che le accompagnano e che contemporaneamente disegnano le passerelle mentali sulle quali sono modulate le sobrie e accattivanti coreografie, mai scontate come si può vedere nei dozzinali reality proposti dalla televisione. Perciò possiamo sostenere che c’è lavoro dietro, c’è molto lavoro, impegno insieme a tanta, tantissima passione. Ma Capitani autore della commedia e dei testi delle canzoni oltre che interprete e regista dello spettacolo divide i suoi meriti innanzitutto con Silvia Pasero, la brillante coreografa che ha già firmato altre commedie di Capitani, e Giorgio Macellari autore delle musiche.
E che dire dei ragazzi, tanti e tutti bravissimi, disciplinati e sobri, alieni da tentazioni alla vile spettacolarità individuale e consapevoli invece che lo spettacolo è il risultato di un impegno comune, di emozioni condivise, di sensazioni generosamente altruiste!
(al teatro Agorà fino al 25 aprile)

Raffaele Aufiero
Share on Google Plus

0 commenti:

Posta un commento