L'ospite



di Alfio Petrini , Roma , 2005







Amnesia Vivace

"L’OSPITE"
di Alfio Petrini

"Porcile", "San Paolo", "Petrolio" e soprattutto il romanzo "Teorema" sono le opere cui fanno riferimento i Motus per la creazione dell’ultimo spettacolo "L’ospite". Al centro il tema dell’irruzione di un giovane nella famiglia dell’industriale Carlo e, di rimbalzo, quello della morte e del deserto. Il deserto della solitudine e della negazione della storia. Il deserto delle periferie romane, napoletane e tusisine. 
L’arrivo dell’ospite è un fatto esterno, estremo, che incide profondamente nel nucleo famigliare. E’ un fatto violento che genera una frattura. Possedere è il male. Essere posseduti è invece godere della grazia, cioè dell’amore allo stato puro. L’amore che il giovane dona a tutti i componenti la famiglia è un amore scandaloso, fuori dalle regole e dai compomessi. E’ un amore che distrugge. Carlo, che aveva sempre posseduto e che non avrebbe mai immaginato di essere posseduto, scopre il vuoto attorno a sé. Scopre il deserto, luogo di rifugio. Rifugio dal quale si può tuttavia ricominciare.
Il viaggio va dai mitici anni sessanta fino agli anni settanta, contrassegnati da tali e tanti avvenimenti che generarono in molti una visione pessimistica della vita politica e della storia. Le stragi di Bologna e di Brescia, l’uccisione di Kennedy, i golpe, le crociate anticomuniste, assieme alla rivoluzione sessuale, alla caduta del tabù dell’incesto e agli eccessi di ogni tipo, determinarono una cultura che mise insieme la sessualità fredda e ripetittiva con la logica dell’ordine e delle stragi fasciste. Si tratta di un viaggio che nello spettacolo non può che terminare con la morte. Perché solo la morte ha senso. E dopo la morte cosa resta? Un urlo che dura nel tempo. Quello di Pasolini.
Lo spettacolo dei Motus si fonda su una miscela linguistica formalmente perfetta e sostanzialmente efficace, che determina una forte partecipazione emotiva, con significati diretti e di rimbalzo. La spazialità dei corpi, i suoni e le immagini s’intrecciano in una scrittura scenica limpida e seducente. La luce dell’ombra si addensa in sequenze di raffinata e delicata poesia. I Motus coniugano comunicazione ed espressione artistica con uno stile inconfondibile, che li caratterizza come gruppo in continuo movimento di ricerca, capace, tra i pochi, di realizzare progetti in aree intermediali e sinestiche. 

Motus
L’OSPITE
di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
Tratto dal romanzo Teorema di Pier Paolo Pasolini
Con: Catia Dalla Muta, Dany Greggio, Franck Provvedi, Daniele Quadrelli, Caterina Silva, Emanuela Villagrossi
Cura delle parole: Daniela Nicolò
Cura dei suoni: Enrico Casagrande 
Consulenza letteraria: Luca Scarlini
Riprese: Simona Diacci, Enrico casagrande 
Motion Graphic: p-bart.com
Video Contribution Engineering: Giovanni Ghirelli
Progetto scenico: Fabio Ferrini
Responsabile tecnico: Michele Altana
Fonica: Carlo Bottos, Marco Giovanetti
Progettazione luci: Gwendal Mallard
Costumi: Ennio capasa per Costume National
Fotografie: Federica Giogetti
Ufficio stampa e promozione: Sandra Angelini in collaborazione con Giorgio Andriani
Direzione della produzione e amministrazione: Marco Galluzzi in collaborazione con Cronopios
Logistica: Roberta Celati

Una produzione Motus e Theatre National de Bretagne, Rennes, in collaborazione con satarcangelo dei Teatri, La Ferme deu Buisson – Scène Nationale de Marne-La Vallée e con Teatro Sanzio di Urbino, Teatro Lauro Rossi di Macerata, AMAT e il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna.

Roma, Teatro Vascello, dal 18 al 20 marzo 2005.
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