SCHEGGE D’AUTORE AL GIRO DI BOA

A cura di Salvatore Scirè.

Si è conclusa la prima tranche della nostra rassegna, ossia quella che è stata ospitata al Teatro Tor di Nona. E martedì si comincia al Teatro Colosseo, nella sua nuova sede.
Assistendo alle varie rappresentazioni, ho voluto prendere qualche appunto, annotando le impressioni, le emozioni, che i “corti” mi hanno dato. E che qui ripropongo. 
Sia ben chiaro, che si tratta soltanto di opinioni del tutto personali: in altre parole, visto che non partecipo alla rassegna, quest’anno, e ricordando di essere un giornalista (oltre che un Autore SNAD), ho pensato che potesse essere interessante scrivere alcune righe sulla manifestazione, così, in tutta libertà, proprio come se fossi un giornalista accreditato. 
Innanzi tutto, debbo rilevare come sia stato assai elevato il livello degli attori che, fino a questo momento, hanno partecipato alla rassegna. Credo che la Giuria dovrà faticare non poco per scegliere il “migliore attore” della Rassegna! Per brevità, non cito i vari cast, che sono facilmente verificabili altrove.
Mi sembra giusto iniziare con le opere “fuori concorso”, che hanno arricchito con una nota particolare tutta la manifestazione.
La prima di queste opere è “Striptease, Donne da sogno – Sogni di donne”, di Renato Giordano. Il nostro Segretario, che ha curato personalmente la regia del lavoro, in maniera – come sempre – assai curata, ci ha raccontato con efficacia uno spaccato di vita di quattro ragazze, che si incrociano, si confrontano, si scontrano, nel camerino di un night-club. I dialoghi ci svelano non solo i caratteri e i profili psicologici delle spogliarelliste, ma anche i sogni, le ambizioni, le speranze, che, anche se solo per l’effimera durata  di pochi istanti, sfiorano le loro menti. 
Altra chicca della rassegna è stata l’ “accoppiata” di corti firmati da Luigi Lunari, che ha presentato “Una domanda di matrimonio” e “Il discorso del candidato”. La prima pièce ha colpito per la sua elegante comicità, mentre il secondo corto  ha rivelata tutta la sua simpatica attualità, condito com’era di espressioni celebri quali “mi consenta”!!!!  E chi vuole capire capisce!!!!
I fuori concorso sono proseguiti con “Un eroe” di Carlangelo Scillamà, il quale ha affrontato un tema delicato e attuale, ossia lo stato d’animo di una vedova che rientra a casa con una bandiera e una medaglia alla memoria del marito, caduto in combattimento. E’ evidente l’ispirazione ai fatti di Nassirya. L’Autore, con la consueta raffinatezza, trasmette allo spettatore un’ondata di forti emozioni, di sensazioni toccanti, che oscillano tra l’egoistico rifiuto e l’accettazione di quell’atto di eroismo, compiuto in nome della Patria.
Per concludere con i fuori concorso parliamo di Lucio Castagneri, che ha proposto “L’ultima replica”: tre attori, alla fine della rappresentazione di Salomè, si ritrovano a fare proprie le sensazioni e le emozioni che dal testo hanno conservato. I personaggi riaffiorano in loro, quasi se ne impadroniscono: l’Autore, oltre all’uso poetico della parola, ci ha offerto una pièce intrisa di drammatica sensualità, in cui diventa torbido anche il rapporto tra madre e figlia (o meglio, tra le due attrici che hanno impersonato Salomè e Erodiade), allo stesso tempo rivali e attratte l’una dall’altra. 
Ma passiamo a parlare delle opere “in concorso”, iniziando da  “Ninna nanna”, di Marco Di Stefano: è la storia di due attrici, che in segno di protesta politica si trasformano in terroriste, o meglio in moderne emule di Pietro Micca: una delle due, infatti, fa saltare il teatro, e si sacrifica per la libertà. 
A prescindere dalla credibilità o meno della situazione, il lavoro viene sviluppato con un pathos sempre crescente, che coinvolge lo spettatore fino alla “soluzione finale”.
Notevole, a mio giudizio, il corto “Come un pozzo vuoto”, di Giacomo Carbone, il quale affronta un tema difficile e delicato, quello di una violenza incestuosa: padre e figlia si parlano indirettamente, in un susseguirsi di avvincenti quadri, fino al suicidio liberatorio. L’Autore riesce a sintetizzare egregiamente i vari momenti della travagliata esistenza, dall’adolescenza alla morte, spiegando in modo avvincente la drammatica soluzione 
In “Metroironia”Livia Ferracchiati propone al pubblico l’ideale palcoscenico di un vagone di metropolitana, in cui varia umanità si incontra e si racconta, stati d’animo si alternano e personaggi diversi si accettano di esternare il loro io più profondo, il tutto condito da una sottile ironia che caratterizza il corto. 
Sara Calanna, invece, in “Duetto” si propone nella duplice, anzi triplice veste di Autrice, regista e interprete, che, a sua volta, impersona due madri, con diversi stati d’animo dettati e condizionati dalla guerra da poco terminata. La scrittura è intensa e determinata.
Proseguiamo con Gabriele Carbotti, che ha presentato “L’oscurità”, una corto che oscilla fra il thriller più noir e un’improbabile storia d’amore, che si svolge in un cupo bar. 
Luigi Scartozzi ci ha proposto “Valentino”, un nostalgico ricordo del grande Mazzola, del grande Torino, con la caratteristica che le gesta dell’indimenticabile calciatore vengono raccontate a una ragazza di oggi da un vecchio non vedente, il quale, nonostante tutto “vedeva” e ricordava il mito del calcio italiano del dopoguerra.  
In  “Streghe di periferia” Ana Cuenca propone il tema della solidarietà fra donne, nel nome della maternità: il bimbo di una madre napoletana viene “guarito” grazie a metodi “tradizionali”, praticati da una vicina senegalese e da un’amica cilena. Se la problematica terzomondista viene proposta in maniera scontata, risultano di grande effetto e suggestione le liriche recitate in francese e in  spagnolo, con successiva versione italiana, che conferiscono al corto un indubbio tocco di eleganza. 
Segue “Dottor sale in zucca e Mister zucchero mannaro”, di Paola Bidinelli, che in questo monologo si cimenta nel dualismo interiore del protagonista, che si scinde, alternandosi, in due personaggi.  
Con delicatezza Renato Capitani rende omaggio a John Lennon in “Prova ad immaginare”, che non a caso riecheggia la classica canzone Imagine. E mentre il protagonista sogna di parlare con il musicista, nel sogno gli appare la donna che lo ha abbandonato. L’Autore riesce così a restituirci una gradevole rappresentazione di stati d’animo mutanti e contrastanti. 
In “Sottosopra” , Germana Angelici descrive un atmosfera quasi da incubo, da psicodramma, in cui l’affannosa ricerca di un “qualcosa” viene banalizzata nel finale, ovviamente liberatorio!
Lina Maria Ugolini ha presentato “Le messe in piega”,  un surreale e divertente mix di gossip fra le onde, in cui la spiaggia si trasforma in “parrucchiere per signora” a tutti gli effetti. Gradevole e fantasiosa la messa in scena. 
Antonio Tramontano con “Children” presenta un interessante esperimento di teatro totale, in cui danza, mimo e voce si fondono in un unicum indissolubile. Notevole ed intenso il monologo in dialetto napoletano, dedicato alla figura dei bambini nel mondo. 
SCHEGGE.... DEL COLOSSEO
Dopo l’effervescente tranche del Tor di NonaSchegge d’Autore si è trasferita al Teatro Colosseo.
Nella serata d’apertura, purtroppo sono saltati  due “corti” per gravi problemi personali sopraggiunti agli autori. Sono andati in scena, quindi, solo tre lavori.
Carla Guidoni ha aperto con “I lunghi silenzi”, un lavoro in cui ha affrontato il difficile rapporto tra madre e figlia, cercando di dare il massimo spessore proprio agli aspetti psicologici e all’interazione fra le due figure. 
Roberto Russo ha presentato un lavoro interessante, Rosso!, in cui affronta in tutta la sua cruda realtà il discusso mondo del calcio, fatto di doping, di violenze e prevaricazioni poste in atto da interessi e gruppi di potere più forti delle singole volontà: e se un giocatore decide di “vuotare il sacco”, viene semplicemente ricattato e posto in condizioni di non nuocere.
Un messaggio vero e proprio! 
Per finire, da Palermo Rosario Palazzolo ha portato in scena “Il fatto sta”, un’opera in qualche modo surreale, che pone con forza l’accento sul cinismo del mondo odierno, pur nella sua assurdità. Un mondo in cui anche i vicini di casa, se del caso, possono diventare carnefici tout court!  Il linguaggio usato è crudo ma efficace, arricchito da quel colore che solamente il dialetto riesce a conferire. 

SCHEGGE D’AUTORE CONTINUA

Paolo Vanacore ha presentato al Teatro Colosseo  “Zio Daniele”, un’efficace monologo in cui l’autore affronta la problematica della maternità e della trascuratezza verso i bambini, o meglio, verso l’unico figlio maschio, nato brutto dopo quattro femmine: insomma, un’attesa e una disillusione, per la mamma, vittima dell’ignoranza che ha dominato le sue origini. Particolarmente apprezzata l’interpretazione di Tatiana Dessi. 
La rassegna è proseguita con  “Pilato”    di Mario Alessandro.  Il corto  affronta il rapporto coniugale tra un marito giudice (alla vigilia di una sentenza che potrebbe portarlo alla ribalta della cronaca) e la moglie avvocato.   Però, dal commentare un’ipotetica sentenza, da emettere a furor di popolo, emerge un contrasto di fondo che mette in discussione proprio il rapporto coniugale. Nel complesso un lavoro interessante e con una buona costruzione.  
Andrea Nao ha presentato il corto “Le prostitute di Caravaggio”  in cui il grande pittore, passato alla storia come un personaggio discutibile e tendenzialmente violento, viene in qualche modo riabilitato, nel senso che l’autore cerca di porre in risalto gli aspetti migliori del suo carattere. Il tutto, attraverso il racconto di alcune prostitute frequentate dall’artista. 
La tranche si è conclusa con Vittorio Pavoncello, che ha proposto “Il cibo dell’altro” , una personale rivisitazione del biblico episodio di Adamo ed Eva. 
  SCHEGGE.... DEL COLOSSEO
Al Teatro Colosseo,  la rassegna Schegge d’Autore ha imboccato l’ultima settimana, confermando ancora una volta il grande interesse con cui il pubblico romano segue  questo importante evento. La prima tranche ha visto alternarsi in scena ben cinque autori. 
Pier Paolo Mocci con “Il male peggiore”, ha affrontato il tema delicatissimo della politica, trattandolo in maniera leggera e brillante: due amici, storicamente “di sinistra”, cercano di spiegare e di spiegarsi chi possa essere il “meno peggiore” tra i nostri noti leader politici. Ovviamente, i dubbi rimangono! E sono dubbi esistenziali veri e propri, anche se visti nell’ottica sociale e politica. 
Anna Cantagallo, in “Festa d’addio”, tratta l’ambiente di lavoro, il rapporto con i colleghi e i superiori. Il tutto avviene grazie a un linguaggio brillante e piacevole e la scelta del “regalo” per un “pensionando”  assume una valenza unica, venendo a riassumere tutte le problematiche che investono la vita dell’ufficio in genere. 
Pier Paolo Poggi ha presentato “Ninfale terzo”, una storia d’amore surreale, con finale a sorpresa, ingentilita dalla presenza di una flautista che suona dal vivo interagendo con gli attori. 
Gabriella Nicolosi, invece,  nel suo corto dal titolo “Il sole freddo”, ha voluto raccontare una storia, tutto sommato romantica, in cui propone il dualismo fra l’amore filiale, anche se portato all’estrema idealizzazione (nel sacro ricordo della madre defunta) e l’amore per una donna, che si scopre essere una prostituta. L’autrice risolve questo dualismo con un guizzo di ottimismo, e l’amore trionfa. 
La tranche si conclude con “Periferia 2020”, una originale realizzazione di Alessandro Mistichelli, il quale ha proposto al pubblico un interessante lavoro, che racconta di una futuribile realtà virtuale, efficacemente corroborata dalla presenza di una specie di robot parlante.  “Lui” vaga alla ricerca di una speranza, di un vero rapporto, ma “lei” non è del tutto disponibile... Forse anche la donna è un robot?
CONCLUSIONE
Si è conclusa al Teatro Colosseo,   la rassegna Schegge d’Autore con l’ultima tranche di corti, in un crescente e lusinghiero successo di pubblico. In quest’ultima tornata si sono confrontati altri cinque autori. 
Gioacchino Spinozzi con “...E tutto va bene”, ha presentato un corto piacevolmente comico nella sua fantasiosità: un crociato, un avvocato, un umorista mancato sono i personaggi creati da uno scrittore che si materializzano e si rifiutano di finire nel cestino dei rifiuti: in qualche modo cercano di ribellarsi all’autore e, in modo surreale, ci riescono! 
Pierfrancesco Galeri, in “Chi la fa”, rende omaggio al teatro dialettale: il corto, scritto in “romanesco” autentico e tradizionale, dà spazio a personaggi pittoreschi e popolari, che arricchiscono una storia di ordinaria “mala sanità”!
Giuseppe Malandrino ha presentato “Fortunata”, un sentito monologo, che racconta la storia di un suicidio fatta dalla diretta interessata. La quale ha la fortuna di “morire”, lasciando finalmente una vita grama e di sofferenze.   Ma questa volta, il dialetto è il napoletano, con ben riuscita efficacia.   
Sergio Lo Gatto, con “Prima”, ci racconta una storia surreale in cui gli attori giocano con il significato degli avverbi di tempo: dopo, prima, sempre, mai, sono le parole con cui viene costruito tutto il corto: pillole di filosofia per far riflettere. 
La serie si conclude con “Methamorphosis”, una originale realizzazione di Luciano Bottaro, ormai un veterano di Schegge.  L’autore affronta il tema dei cambiamenti sociali, dal mondo classico, a oggi. Ma l’uomo riesce sempre ad adattarsi al mondo che cambia e ne esce, tutto sommato, vincitore. 

                                                                      
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