Luisa Sanfilippo- Armonie e Disarmonie




di Anna Risi, ottobre 2011







Scritto da Anna Risi 
Teatro Il mestiere del critico

Luisa Sanfilippo

ARMONIE E DISARMONIE, MISTERO DELL' INTERIORITA' 
Note su “Dis-Armonie”, scritto ed interpretato da Luisa Sanfilippo. Teatro Sala Planet. Rassegna “Donne d’amore”
“ In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto. A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”. (Carl Gustav Jung)
(nostro servizio)
Roma- L’universo femminile è una voce autorevole, ma dai contralti sapientemente modulati. Tra le vibrazioni di questo suono cosmico corre l’inquietudine, il desiderio di riscatto, la battaglia contro il silenzio, le riflessioni sull’esistenza. Luisa Sanfilippo in "Dis-Armonie", monologo ironico-satirico, da lei stessa diretto ed interpretato, da voce in modo magistrale al mondo muliebre, svelandone l’interiorità, i dissidi dell’io, le sfaccettature, gli spigoli e il profondo mistero che si cela dietro ogni donna. Nello scrivere il testo, e successivamente nell’interpretarlo, tiene conto soprattutto dei multiformi e svariati dilemmi che si agitano in ognuno di noi. Il concetto di ordine e disordine, metaforicamente circoscritto alle mura domestiche si trasferisce di rimando alla nostra vita interiore, dove il disordine diviene casualità, caos e movimento, mentre l’ordine è staticità e ripetitività. E’ così che, Luisa attraverso le profonde modulazioni della sua voce fa nascere due diverse creature che dialogano tra loro sdoppiandosi. L’ordine che, vuole l’organizzazione e ci rende pericolosi perché ripetitivi e scontati e il disordine che mette costantemente in discussione una identità bloccata da una scarsa regolamentazione mentale. Convivono così queste due donne che, contrappongono da un lato il caos, fatto di un accumulo di memoria e tracce del nostro vivere quotidiano e dall’altra l’ordine che implica di dover scegliere e valorizzare alcune situazioni ed eliminarne altre.
La Sanfilippo interpreta in modo originale il suo testo, avvalendosi dell’ironia per fare un’analisi lucida e attenta dei dissidi che albergano nella natura umana. Sono pochi gli strumenti di cui dispone: una scenografia scarna e minimale, composta da un piccolo tavolo e tra le mani una penna e un taccuino. Il saggio che lei stessa vorrebbe scrivere, mentre recita il monologo, fluisce come la corrente di un fiume, tra alti e bassi della modulazione che impone alla sua voce. Una recitazione quasi ipnotica la sua che, cattura mente e spirito della platea. Il continuo gettito di concetti che fa affluire al pubblico, è finalizzato unicamente a farci esplorare quel mare che è dentro di noi, dove l’ordine si contrappone al disordine a seconda del ciclo vitale che stiamo attraversando. Onde su onde che si stratificano per poi divenire un caos calmo. Grazie all’intelligenza sequenziale, tipica della sua recitazione, l’attrice riesce a svelare con disinvoltura i nessi di causa ed effetto che l’ordine e il disordine provocano sulle stagioni dell’esistenza.
In realtà il monologo è lo specchio dell’essere e dell’apparire, laddove l’essere è caratterizzato dal disordine e l’apparire sposa completamente il concetto di ordine. Il palcoscenico dove avviene questo confronto non è più il luogo magico per fornire un’illusione, ma il luogo dove la realtà interiore dell’uomo viene messa a nudo di fronte al pubblico. Così la casa, dove rincorre affannosamente oggetti, suppellettili, ricordi, si trasforma in un viaggio interiore volto a svelare l’identità e i turbamenti che vivono nella nostra anima. L’autrice sembra volerci ricordare ad ogni passo del monologo che, siamo nati nel caos ed è da questo stato primordiale che abbiamo riorganizzato il corso del mondo. L’ordine e il disordine, in realtà nemici uno dell’altro, cooperano sempre in un certo modo per riequilibrare. Ed è proprio su questa base che Luisa gioca ironicamente e con satira sapientemente dosata a risolvere il quesito: “Può essere il disordine principio dell’ordine? Può diventare terapeutico per arrivare all’ordine? “. Il concetto espresso sembra in un primo momento di difficile comprensione. In fondo la bravura di questa straordinaria attrice teatrale risiede proprio nel saper sviscerare quella logica che rende agevole l’interpretazione del concetto. Caos e stabilità diventano per sola sua voce due termini che solo apparentemente si escludono, in quanto sono presenti in tempi diversi in ognuno di noi, coabitando sia nella nostra realtà materiale quanto in quella spirituale. Dominando la contraddizione evidente che nasce dall’accostamento ordine-disordine, Luisa riesce nel suo racconto a farci comprendere invece quanto queste due nozioni siano una propedeutica dell’altra. Esiste armonia nella disarmonia, come esiste ordine nel disordine.
Il testo inoltre ci illumina su un particolare: nella mente abbiamo due stanze, una ordinata, precisa e metodica, l’altra caotica e disorganizzata. Nel nostro percorso esistenziale scegliamo se abitare nell’una o nell’altra, sapendo comunque di avere sempre una corrispondenza biunivoca con una o l’altra porta. Luisa Sanfilippo ha saputo sperimentare con maestria nel suo monologo la sistemazione razionale dell’ordine nello spazio interiore ed esteriore dell’animo, contrapponendolo al caos e indicandoci alla fine la bussola con la quale navigare tra i due diversi ordini. A Luisa Sanfilippo, dedico il mio testo, riconoscendo la grande umiltà che alberga nel suo animo. Ha cercato il mio volto sconosciuto tra la folla, affinchè fossi strumento di divulgazione della sua grandiosa arte della recitazione. Il suo volto provato dalla stanchezza , dalla fatica e dal sudore, mi hanno confermato il duro lavoro che si cela dietro la preparazione di un’ opera teatrale. La voce di questa donna è la voce della coscienza che risiede in ogni essere umano. Ancora una volta sono fiera di aver avuto l’opportunità di scrivere questo testo per lei.
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