" S-Memorie" di Luisa Sanfilippo Rec. di A. Pizzuto



( A PROPOSITO DI MEMORIE E “S-MEMORIE")
monologo di Luisa Sanfilippo.

Scritto da A. Pizzuto

Teatro Novità

S-MEMORIE di e con Luisa Sanfilippo.

Allestimento di Luisa e Vincenzo Sanfilippo. Maggio 8 / 9 / 10 / 2010

Teatro Tordinona, sala Pirandello

Schegge d’Autore- Festival della Drammaturgia Italiana.

Decima edizione “corti teatrali, monologhi e atti unici” Dal 26 aprile al 16 maggio 2010. Festival ideato da Renato Giordano. Finanziato da Enap e Snad.

Una scontornata geografia di memorie esprime la “forma”del passato di una donna single che vive insieme ad un gatto sordo. E dietro questa coabitazione potrebbe esserci una storia di soliloquio, dal momento che neanche il suo gatto l’ascolta perché afflitto da sordità: “ Che strana coppia, eh? Io smemorata e il gatto sordo. Qualche vantaggio l’avrà... non deve subire i miei... le mie...” Trattasi di una “rassicurante” quanto maliziosa piece teatrale, dove la comicità della scrittura descrive l’avvertimento del contrario in cui la s-memoria riflette i lati risibili della gioia e delle angustie. L’autrice affida l’esemplificazione di questo “non racconto” ad una matura signora lunatica dall’anima travagliata, alla continua ricerca di un assoluto svenevole e svagato, anche piena di illusioni e aspettative stravaganti, sempre pronta ad uscire dalla sua abitazione ( in effetti non si sposta di molto dal punto in cui parla o sembra voler prendere qualche iniziativa) per raggiungere improbabili appuntamenti sentimentali o di lavoro, scaturiti dalla fantasia parossistica dei suoi labirinti mentali: “ Appuntamento? Quale, con chi, per quale motivo? E risolvere cosa?” Aspettative le sue, riassumibili in un chiaroscuro di fantasie, anche sentimentali, più o meno plausibili, che fanno scaturire impietose varianti tragicomiche, quale metafora dell’azione mentale che descrive il “senso del possibile”, ovvero la capacità di saper inventare miraggi paralleli a quelli reali.
E qui la scrittura dell’autrice amalgama candido realismo e finezza introspettiva, plasticità recitativa e ardimento lineare che parla il linguaggio del palcoscenico, quale commedia umana che si concreta e sviluppa su ritmi recitativi contrapposti: immaginario bislacco e realtà. Da questa condizione di “slittamento interiore” e di “naufragio mentale” ( se solo riuscissi a ricordare anche una sola motivazione per uscire di casa, comincerei intanto ad allontanarmi da questa mia fase caratteriale più scoperta, apatica, anche più idiota) la donna cerca di appigliarsi ad alcuni ricordi e riporre nell’oblio altri, operando così la rimozione di particolari eventi di natura affettiva o conflittuale a “scopo difensivo”, come recita il testo. Per cui non sempre smemorare o dimenticare è da considerarsi una deplorevole disfunzione della memoria. Smemorare è importante quanto apprendere, perché per sopravvivere all’ovvietà, per dare uno schiaffo morale alla banalità dell’esistenza, occorre essere in grado di dimenticare le insulsaggini, e altresì ricordare i valori dell’esistenza effettuando un costante lavoro di rivalutazione dei ricordi al fine di dare loro la giusta importanza. La scrittura che ne deriva estrinseca una prismaticità creativa nella costruzione del testo elaborato come work in progress, rappresentando senza dubbio un’evoluzione della particolarissima pronuncia poetica dell’autrice, in quanto indaga con humour fluido, mescolato di riflessione e sentimento, una realtà irta di fittizia nebbia mnemonica che allude, ancor più che...dire.(A.P.)

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