"L'isola che non c'è" di Renato Giordano Rec. di V. Sanfilippo



Con metodo scientifico, in divenire ("L’Isola che non c’è", scritto e diretto da RENATO Giordano))

Scritto da Vincenzo Sanfilippo

Teatro Lo spettatore accorto

CON METODO SCIENTIFICO, IN DIVENIRE

“L’isola che non c’è”. Scritto e diretto da Renato Giordano. Con Vanni Materassi, Roberto Posse, Fabrizio Marotta, Goffredo Maria Bruno, Livia Cascarano, Simone Perinelli, Nunzia Plastino. Roma,Teatro Tordinona.

“L’isola che non c’è”, titolo riferito alla interessante e coinvolgente tematica medico-scientifica proposta da Renato Giordano, chiude il Festival della drammaturgia italiana “Schegge d’autore” di Roma. Lo stesso autore e regista, presente in scena, introduce lo spettacolo, racconta, presenta i vari personaggi, interpretati, in modo esemplare, da Vanni Materassi (Macleod), Roberto Posse (Banting), Fabrizio Marotta (Best), Goffredo Maria Bruno (Collip), Livia Cascarano (Edith), Simone Perinelli (Grenaway), Nunzia Plastino (Clowes Lilly). Lo spettacolo, pur essendo un work- in- progress, preannuncia già una sua compiutezza di scrittura scenica. Lo vedremo integralmente la stagione prossima, con un cast di quindici attori, sul palcoscenico del Teatro Argentina o del Teatro Valle di Roma. La tematica è di tipo scientifico, com’è stato, quest’anno, per “Copenaghen” di Fryer, con Umberto Orsini e Massimo Popolizio. O, passando alla classicità, accadeva per “I fisici” di Durrenmatt e lo stesso “Galileo” di Brecht.

E sono, inoltre, strabilianti le coincidenze tra le forme “centrifugate” dell’arte e letteratura futurista e, dunque, delle istanze cervellotiche degli anni venti, e le simultanee scoperte dell’insulina, tramite un metodo inizialmente intuitivo e poi realizzato con procedimenti biochimici, sperimentali. Infatti, in questa ricerca, l’estratto di pancreas degenerato in soluzione Ringer, preparato sterilmente e a bassa temperatura (onde evitare l'inattivazione da parte dei residui di fermenti digestivi), viene anch’esso sottoposto a “centrifugazione” e purificazione (dai lipidi e sali). Lo spazio della parola, narrata di Giordano e dialogata dagli attori in veste di clinici, fluidifica l’atmosfera del Tordinona, penetra nella forma dell’argomentazione scientifica, la seziona, la separa e la scandisce. Ma la rende anche fenomeno d’un “teatro di documenti”-cito volutamente l’idea-spazio di Luciano Damiani- scoprendone senso e ragione, in quanto somma di mutazioni d’ogni “spostamento in avanti” della ricerca. Il momento della verifica oggettiva è superato dall’intuizione di quattro ricercatori che, provando e riprovando la glicemia su cavie canine, e scambiandosi le proprie intuizioni scaturite dalla febbrile ricerca, approdarono all'estratto di magic islets, chiamato da Banting e Best "Isletin "; Macleod più tardi riprenderà il termine universale "Insulin ". Nel 1923 è decretato il premio Nobel per la medicina a Macleod e a Banting: il primo lo divide con Collip, il secondo con Best.

E qui esplodono le polemiche e le rivendicazioni reciproche fra gli scopritori dell'insulina; soprattutto da parte di Banting, scatenato contro Macleod, accusato di appropriazione dell'altrui fatica. Del resto, anche in seguito Banting riterrà Best un ambizioso e costui non considererà mai Banting come un vero scienziato. E' equo pensare che il quartetto, nel suo complesso, abbia ben meritato il premio. Comunque, visto oggi, il progetto sperimentale che ha portato alla realizzazione dell'insulina, è stato considerato "esemplare per eleganza e semplicità dal punto di vista metodologico ". Ma è certo che solo Banting manterrà il suo stile antinconformista, malgrado il conseguito titolo baronale. Morirà il 20 febbraio 1941 a Gander - Terranova, su un bombardiere che non riuscì a decollare a causa della pessima visibilità. Questa l’ufficialità della notizia,mentre il regista ci suggerisce altre inquietanti ipotesi, come sembrano dimostrare i riscontri di archivio, a Toronto, ove Renato Giordano – ne ha parlato dopo lo spettacolo, anche in ragione delle proprie competenze mediche - si è documentato per redigere con scrupolo la propria sequenzialità drammaturgica.
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