Scena & Schermo 2007 parte 6°








70513 - "Schegge" al Nuovo Teatro Colosseo: AMORE DI MADRE

Lo tratta Vanacore in "Zio Daniele". Le altre Schegge di Alessandro, Nao e Pavoncello.

di Carlo Rosati

Roma - Un altro monologo segna questa giornata di "Schegge" al Nuovo Teatro Colosseo. Si tratta di "Zio Daniele" di Paolo Vanacore ed interpretato dalla brava e intensa Tatiana Dessi che propone il suo dramma del figlio maschio, Daniele, Zio Daniele, cadenzando la parola di una siciliana trapiantata nella Roma della ricostrizione, quello della Magliana; la quale racconta in forma di ballata, dialogando con la musica suonata in scena da Alessandro Panettieri. Rosa, la siciliana, ci dice che lì erano tutti del Sud, è lei madre di quattro femmine attendeva il figlio maschio dal marito muratore.
Un lavoro sul filo della memoria, intenso, ma l'attrice al momento dell'entrata di numerosi spettatori ritardatari perdeva la tensione della sua parte, s'interrompeva, tornava nei camerini. Penso che sia difficile mantenere la concentrazione su un pezzo come quello che recitava, penso soprattutto ai telefonini che spesso suonano durante una tirata drammatica e hanno portato più di un attore ad interrompere il loro spettacolo, ma sono stato testimone anche del debutto di Gigi Proietti ad una prima del Brancaccio, quando nel pieno silenzio del teatro, iniziò a squillare un telefonino. Gigi da quel grande attore che è non si scompose, disse soltanto di rispondere al telefono e "se me cercano, diteje de ritelefonà più tardi, perché adesso so impegnato, nun posso rispondere". Una battuta che gli valse dieci minuti di applausi.
La Dessì, Rosa la siciliana, che è più giovane e non ha l'esperienza di Proietti non ha saputo inserire una battuta che si legasse ai casermoni e ai rumori della Magliana, ha interrotto lo spettacolo, per riprenderlo subito dopo è raccontarci di questo suo ultimo figliolo nato male, Daniele, "una mala pianta", un figlio maschio che il marito aveva tanto voluto ma che ora non voleva neppure guardava, lo ignorava, tanto che viveva in un camerino, senza finestre, lontano da tutti. Chiamava tutti "Zio" e alla fine anche la mamma la chiamò "Zia, Zia Mamma": un cuore di madre applauditissimo dal pubblico.
Si svolge in un civile diverbio casalingo al momento della colazione mattutina tra un giudice e la moglie "Pilato" di Mario Alessandro che l'ha messo in scena per Alessandro Frittella e Rosa Calcagno. Il fatto che rovina l'armonia tra il giudice e la moglie, avvocato, è il verdetto che quella stessa mattina il giudice dovrà pronunciare contro la colpevolezza di un ragazzo, un verdetto che potrebbe fargli fare carriera.
Andrea Nao affronta una parte della vita di Caravaggio con "Le prostitute di Caravaggio" che ha messo in scena e interpretato unitamente a Marco Avventi, Enrica Ruffatti, Silvia Toniato, Giulia Omnis e Silvia Garelli. Uno spettacolo che quest'anno ha vinto il Premio della Città di Chieri ed ha avuto la menzione speciale da quello di Busto Arsizio. Un lavoro che lavoro che parla di Caravaggio come di un Genio, ma che manca di quell'atmosfera solforosa sulla sua vita e sulle sue "prostitute": l'uno e le altre troppo normali.
Inizia con ritmo "Il cibo dell'altro" (Il paradiso del Gourmand) di Vittorio Pavoncello con i suoi due protagonisti, Giuseppe Lorin e Shulamith Orvieto, intenti a pelare patate. Una coppia, Adamo ed Ewa, che parlano con voci fuoricampo e legano patate e mela, lui chef e lei il suo aiuto, ma un allestimento che non si sposta da questa immagine.

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