Tributo a Herbert Pagani



di Alfio Petrini , Roma , 2005







INscena
"Tributo a Herbert Pagani"
Alfio Petrini

Foto: digitale – Marusca.
Credito foto: Max Botticelli.

Il teatro di dedica e il teatro della memoria dilagano. Tra le Compagnie impegnate su questi versanti troviamo La Fabbrica dell’Attore con il "Tributo a Herbert Pagani". Artista poliedrico, nato in Libia da una coppia di ebrei, Pagani ha svolto attività come cantante, scrittore, poeta, scultore, scenografo, Dj, videomaker, manifestando in ogni campo qualità originali e innovative, accompagnate da un chiaro comportamento poetico rispetto alle cose che, in un modo o nell’altro, raccontava. Il riferimento alla cultura della tradizione ebraica, l’interesse per quella mediterranea di crogiuolo e una forte passione civile sono state le costanti fondamentali delle sue variegate creazioni artistiche. Approdato nella piena maturità artistica alla pluralità del linguaggio, ha realizzato "Megalopolis", opera totaleche rimane una delle sue creazioni artistiche più interessanti. Ispirata dal libro di Roberto Vacca "Medioevo prossimo venturo", fu presentata in occasione della riapertura del Palais de Chaillot e poi al Festival dei due Mondi del 1976, con grande successo di critica e di pubblico. 
"Tributo a Herbert Pagani" è un racconto sul filo della memoria e della testimonianza, fatto da un’attrice (Manuela Kustermann), da un’amica cantante (Miriam Meghnagi) e dalla figlia (Caroline Pagani). Belle le canzoni in video e quelle riproposte dal vivo dalla Meghnagi. Sottile e avvincente "La lettera aperta a Gheddafi". Pregnante di passione politica e culturale l’"Arringa per la mia terra",dove Pagani parla del mondo come "un corpo unico, intero e palpitante" e dove la difesa del sionismo sta in due frasi monumento: "Mi difendo, dunque sono" e "Il sionismo non è razzismo, ma un processo di libertà".
Lo spettacolo è costituito da parole - recitate o cantate -, immagini e suoni, in un quadro di riferimento scenografico che vuole essere la ricreazione dello studio dove l’artista lavorava, ma che risulta incongruo rispetto alla natura dello spettacolo messa in preventivo. Giancarlo Nanni sceglie la strada del teatro di narrazione e poi strizza l’occhio al teatro di rappresentazione, appesantendo contraddittoriamente lo spettacolo con arredi inutili, il simbolismo di una fila di scarpe, il sopraggiungere naturalistico delle due ospiti, alcuni sprazzi di enfasi recitativa che mal si conciliano con la necessità strategica rappresentata dal linguaggio logico-discorsivo. Si sa, in situazioni del genere il miglior modo per recitare è quello di non recitare. 
Forse il "tributo" di maggiore adesione alla figura splendente di Herbert Pagani poteva venire dalla realizzazione di un oggetto intermediale, fondato sulla pluralità del linguaggio e sulla interazione di diversi codici espressivi, com’è stato a suo tempo "Megalopolis". La deriva multimediale ha prodotto invece un puzzle artisticamente improduttivo, costituito da elementi linguistici che rimangono separati e distinti. La mancanza di atteggiamento critico nei confronti delle nuove tecnologie, che non rispondono da una parte al rapporto di necessità con l’oggetto e dall’altra al rapporto di relazionecon il soggetto fruitore, finisce per produrre tecnicismi. La descrizione formalmente perfetta, ma esangue, produce indifferenza. 
T.S.I La Fabbrica dell’Attore
"TRIBUTO A HERBERT PAGANI" 
Uno strappo dal cielo
Spettacolo musicale con Manuela Kustermann, Miriam Meghnagi, Caroline Pagani.
Regia di Giancarlo Nanni
Interventi di David Maghnagi, Vittorio Sgarbi, Arturo Schwarz, Vincenzo Mollica, Fiamma Nirenstein

Arrangiamenti musicali di Paolo Vivaldi e Emanuele Bossi
Realizzazione video di Aqua-Micans con musiche di Francesco Milizia

Luci di Valerio Geroldi

Aiuto regia Caroline Pagani e Francesca Blancato


Teatro Vascello, 8/23 gennaio, Roma. In repertorio. 

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