"Bianco","Rosso", "Extra dry"



di Alfio Petrini, "Inscena", febbraio 2005







"Bianco","Rosso", "Extra dry"
Alfio Petrini 
"Inscena", febbraio 2005


Il danzatore e coreografo italiano Emio Greco e il regista Pieter C. Scholten, che lavorano insieme da nove anni, si riferiscono al movimento del pensiero e al movimento del desiderio quando fanno riferimento alla teoria e alla prassi della dualità. Ed è facendo riferimento ai valori opposti e contrari, ma irriducibili e inseparabili, come l’istinto e la mente, che hanno presentato a Romaeuropa Festival 2004 i loro tre spettacoli ("Bianco", "Rosso" ed "Extra dry"), facenti parte del progetto "Fra cervello e movimento". 
Se si considera che la dualità della natura e della cultura umana non è passata nella produzione artistica nazionale ed europea; che la ricerca sul pensiero del corpo è legata alla fondamentale valorizzazione del tronco e dell’istinto, al centro dei processi vitali e della produzione delle forme organiche; che la ragione, da sola, non basta a creare uno spettacolo seducente; che le tecniche non portano lontano e i processi di astrazione della danza per la danza annoiano, l’idea di dedicare un progetto di ricerca a questa dualità non è cosa di poco conto nel panorama del teatrodanza.
A Greco e Scholten non interessa raccontare, ma non rinunciano a comunicare. Intrecciano il pensiero del corpo con il movimento del pensiero che tende ad organizzare il corpo. E questa scelta induce danzatore e regista ha lavorare su una drammaturgia del corpo, che – come si sa - pensa, parla spesso più delle parole, dice l’indicibile, rivela l’invisibile senza descriverlo, s’incendia, arde e brucia, facendo cantare l’anima dell’artista e mettendone a nudo il comportamento poetico. 
Come accade nella scatola bianca dello spettacolo "Bianco", danzato da Emio Greco, dove il corpo fosforescente e barbarico si libera dei legami della mente, rompendo l’unità nella diversità, mettendo radicalmente in gioco anche la simbiosi tra contenuto e forma e facendo saltare le regole del tempo e dello spazio. 
Come accade nella scatola rossa di "Rosso", danzato ancora da Greco, dove esplode violento il conflitto tra i due elementi e dove lo stesso Greco riesce a rendere sensibile e significativo non solo lo scontro e il gioco e gli infiniti sviluppi delle relazioni, dei rimandi e delle dimensioni plurali, ma anche lo sconfinamento del corpo nel campo della fervida immaginazione.
Come accade in "Extra dry", danzato da Emio Greco e da Barbara Meneses Gutiérrez, dove il corpo, nell’opporre una strenua resistenza allo strapotere della mente, rivela il selvaggio potenziale della parte animale dell’essere umano, che – se poco gli serve nella vita – molto gli serve nell’ambito della creazione artistica. 

Un progetto importante. Tre scatole meravigliose, metaforiche e astratte, dove la luce è protagonista assieme al corpo dei danzatori. Un trio di artisti da non dimenticare. Un modo originale per contribuire al rinnovamento delle forme del teatrodanza.

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