Meditazioni, Buio luce buio , Serial Paradise



di Alfio Petrini - Roma - Gennaio 2005







Amnesia Vivace

On line mese di gennaio 2005 – www.amnesiavivace.com



"Meditazioni"
Atto performativo di Silvia Rampelli, Alessandra Cristiani, Andreana Notaro
Luce di Gianni Staropoli
Produzione della Compagnia Habillé d’eau
Roma, Acquario Romano, Enzimi Festival 2004

Nel buio si vedono le scintille di un saldatore, all’inizio. A significare, forse, il vuoto di una passione, auspicata o finita. Forse una lacerazione patita e ancora dolorosamente viva. Oppure la verità della creazione artistica, che non sta nella luce e nella metafisica della luce o nell’utopia astratta o nel racconto di una storia compiuta, ma piuttosto nel frammento e nei piccoli bagliori che appaiono e scompaiono nell’ombra. E dopo quelle scintille, si assiste all’avvento di un corpo mezzo nudo. Tenta di conquistare la posizione eretta, compiendo balzi e giravolte improvvise. Attorno a questa presenza palpitante e ansimante, si aggirano due figure di donna. Una si muove in linea orizzontale con passo incerto, pattinando. L’altra procede in verticale, con una sola scarpa, in precario equilibrio. 

La breve nota di presentazione avverte che "Meditazioni" e un "precoce avvio di un processo che avrà sviluppo nella stagione 2005". Il team artistico e tecnico è di sicuro valore. Mostra da qualche tempo interesse per la danza Butoh. Non resta che attendere il risultato finale, cioè lo spettacolo. La performance non è una creazione artistica progettata nei minimi dettagli, mai provata, che ha il carattere dell’evento unico e irripetibile? ( Alfio Petrini ) 



"Buio luce buio"
assolo danzato di Francesca Proia
liberamente ispirato al romanzo "Valeria e la settimana delle meraviglie" 
di Vitezslav Nezval
Produzione TCP Tanti Cosi Progetti

"Valeria, vergine diciassettenne che abita con la nonna, figlia presunta di una monaca e di un vescovo, dopo la prima comparsa di sangue mestruale, vive una settimana densa di sogni che hanno per oggetto i cambiamenti del suo corpo, le sue pulsioni e quelle delle persone che ha accanto". Dopo aver preso atto della suggestione letteraria e della fabula, leggo che l’ "assolo danzato" è nato "dall’inconscio" dell’interprete, dai suoi "desideri e ossessioni", e che può essere considerato "un processo di purificazione". Il risultato teatrale è uno sfogo fondato sul rapporto funesto tra psicologia e danza. ( Alfio Petrini ).




"Serial Paradise"
spettacolo di teatrodanza
Ideazione e regia di Cosmin Manolescu
Coreografia e performance di Mercea Ghinea, Eduard Gabia, Cosmin Manolescu
Film d’animazione di Matei E. Branea
Musiche di P Nal, Gotan Project, Gaetano Veloso, Victor Gore
Roma, Teatro Ambra Jovinelli, Enzimi Festival 2004

Le attese legate alla Compagnia DCM, diretta da Cosmin Manolescu, sono andate deluse. Presentato come artista d’avanguardia della danza rumena, Manulescu sente il bisogno di comunicare qualcosa. Non è irrilevante in un panorama dove prevalgono le Compagnie che praticano la danza per la danza, la quale porta con sé, come si sa, un mortale corredo di formalismi.

Tre le tematiche fondamentali: l’oscillazione tra omologazione e smania di apparire dell’individuo, l’alienazione e l’incerta identità sessuale, la demagogia e la retorica legate all’entrata della Romania nella Comunità Europea. Si tratta - com’è evidente - di concetti, che costituiscono oggettivamente la premessa meno favorevole perché un’opera d’arte possa essere attraversata da forme di vita, determinando così il formarsi di una scrittura scenica fondata sulla ragione - che non basta, come ho scritto più di una volta – e sulle tecniche di astrazione o di descrizione, a volte, – che sono parimenti insufficienti. Con alcune aggravanti nel caso specifico. L’intreccio tra danza e nuove arti visive non è apparso funzionale né alla comunicazione chiara né alla comunicazione oscura, ma superficialmente ossequioso alle nuove divinità. 


Lo spettacolo nel suo complesso non è quello che vorrebbe essere, perché fallisce sui versanti dell’intertestualità, dell’intermedialità e della polidimensionalità, risultando deprivato di uno degli aspetti fondanti della creazione artistica, quello sensibile e significativo, da cui dovrebbe dipendere buona parte della sua forza di fascinazione. Ebbene, con gli strumenti rudimentali usati, durante Serial Paradise a nessuno è capitato di andare in Paradiso. E l’ironia, se è vero che spesso ci salva dalla vita, questa volta non ci ha salvato dal teatro, ovvero dalla fissità di un segno coreografico algido, vittima della ragione e della tecnica. Siamo molto lontani dal nostos della danza barbarica, al quale ritengo che si possa affidare il rinnovamento dello spettacolo dal vivo e in particolare del teatrodanza. ( Alfio Petrini ).
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